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Frammento da Canto alle vite infinite
di e con Elena Bucci
musiche di Christian Ravaglioli fisarmonica
Paolo Benvegnù

 

Siamo nelle Foreste Casentinesi, non proprio in quelle storiche, che cominciano un po’ più in alto e un po’ più a Ovest, verso il Falterona e la Campigna, regno del faggio e dell’abete bianco. Ci troviamo però già nel relativo Parco Nazionale, che giustamente si estende un po’ di più degli storici possedimenti dell’Opera di Santa Maria del Fiore, quei possedimenti che hanno una tradizione gloriosissima di protezione della natura, di almeno sei secoli: perché fin dal Quattrocento qui si tagliava il bosco, ma prelevando l’interesse senza intaccare il capitale, lasciando pressoché integro un manto forestale di vasto respiro. Siamo in una “appendice” delle storiche Foreste e più precisamente siamo a monte di Tredozio, nell’alta valle del Tramazzo, che a sua volta è uno dei tre componenti del torrente Marzeno (prenderà questo nome solo a Modigliana confluendo con le “sorelle” Acerreta ed Ibola). Il Tramazzo assume la sua “identità fluviale” solo a Tredozio: più in alto di solito ha l’aspetto di un fosso o poco più, languente in estate, impetuoso dopo le piogge autunnali, canterino e placido nel resto dell’anno. Seguendolo, da Tredozio con la strada diretta al lontano valico del Tramazzo, dopo la bella chiesa di Ottignana ci si imbatte in un borghetto di case che vanno sotto il nome di Isola: a sinistra si stacca una strada bianca in salita, diretta a Pian di Stantino e ai ruderi di Borgomana (origini medievali e testimonianze architettoniche di quelle maestranze “comacine” che nel Trecento girarono per mezz’Europa a edificare torri e castelli), mentre dritto si comincia a salire. La strada si farà sterrata e peraltro comincerà anche uno dei sentieri più belli del parco, quello degli Alberi Monumentali, con la roverella di Casa Bagno, i tre castagni e il faggio di Cerreta (colpito da un fulmine una quarantina d’anni fa e mutilato ma ancora maestoso nella sua dolente bellezza), un cerro, un altro faggio dal tronco sciabolato e infine il più grande, il faggio “della Valdanda” con la sua gigantesca chioma a ombrello e il tronco possente di quasi 5 metri di circonferenza. Sta su una curva del sentiero che scende al Lago di Ponte, bacino creato nel 1962 con uno sbarramento e quindi artificiale, ma ormai perfettamente inserito nel paesaggio, complici i boschi che da qui in poi, verso il crinale, si stendono senza più soluzione di continuità.
Sandro Bassi

TREDOZIO, Agriturismo Pian di Stantino
Via Isola, 23
47019 Tredozio (FC)

Parcheggi e percorsi guidati da:
da Isola
P carraia
> km 1 D+ 100 m
— carraia

da Lago di Ponte
P Rifugio Lago di Ponte
> km 5 D+ 300 m
— sentieri

da Tredozio
P vari
> km 6
— asfalto, carraia / sentieri

Stand gastronomici organizzati in collaborazione con: Agriturismo Pian di Stantino, piccoli produttori locali e l’Associazione Stella dell’Appennino

Info e prenotazioni su www.ravennafestival.org