Fra Ravenna e Galeata, da Traiano a Teoderico fino ai giorni nostri

Galeata, nell’alta valle del Bidente, è da sempre considerata una meta tranquilla, dove trovare riparo dalle rumorose città vicine (Ravenna, Forlì, Cesena) grazie ai piatti tipici delle osterie tosco-romagnole come alle passeggiate lungo il fiume immersi nel verde – quel fiume, il Bidente, che da Meldola prende il nome di Ronco, in virtù del terreno bonificato a suon di roncola.

La bucolica serenità dei luoghi fu certo apprezzata da sant’Ellero che vi costruì la sua abbazia, così come tramandato dalle fonti antiche, ma anche dal re goto Teoderico che, si narra, volle qui la sua villa di campagna ornata da grandi mosaici e con un imponente impianto termale. Grazie al fiume e alla memoria di Teoderico, Galeata fu strettamente collegata a Ravenna, capitale dell’impero, dove il re degli Ostrogoti “restaurò l’acquedotto di Traiano, e dopo molto tempo introdusse l’acqua in città”. L’acquedotto traianeo si alimentava probabilmente nei pressi di Capaccio (nome derivato da caput aquaeum: capo, origine dell’acqua), per raggiungere l’antico municipium romano di Mevaniola, dove venivano alimentate le grandi terme pubbliche (sito archeologico poco distante dalla villa di Teoderico), passando dunque per Meldola e giungendo infine a Ravenna. Il corso del Flumen Aquaeductus, chiamato così dal XII secolo, quando il Bidente-Ronco e il tracciato dell’acquedotto in disuso vennero a coincidere per ampi tratti, è quindi costellato di evidenze capaci di raccontare la storia di questi luoghi da sempre segnati dalle acque.

Partner Consorzio Bonifica, Dipartimento di Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna

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