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Una delegazione guidata dal Monaco camaldolese Don Roberto Fornaciari (coordinatore delle iniziative per il Millenario di Fondazione del Sacro Eremo), dal professor Daniele Morelli, fondatore del Comitato Romagna-Camaldoli e da Ciro Costa, presidente di Trail Romagna, è giunta da Ravenna a Parenzo per visitare la Grotta di San Romualdo e i resti del monastero di San Michele in Leme, due tracce importantissime nella vita del santo ravennate la cui vita è profondamente legata a quella del Santo Patrono di Ravenna, Apollinare. Come scrisse San Pier Damiani nella vita del Beato Romualdo: “Romualdo, poi, abitando per tre anni entro il territorio della città di Parenzo, nel primo anno costruì il monastero e negli altri due vi rimane recluso.” 

Un viaggio compiuto per rafforzare le implicazioni europee del cammino di San Romualdo, “Passi del Silenzio”, un percorso che seguendo le testimonianze camaldolesi è andato da Sant’Apollinare in Classe al Sacro Eremo ma che ora si spinge in Istria passando da Sant’Alberto (Pereo), Mestre, Venezia e Trieste, un cammino che è stato inserito nel Dossier di candidatura di Ravenna a Capitale Europea della Cultura 2019. Un progetto che intende rimarcare la centralità politica o meglio ecclesiastica-imperiale della Ravenna dell’anno Mille. Un’importanza per gran parte dovuta proprio alla figura di San Romualdo, grande innovatore della Chiesa e personalità che costruì saldi legami con l’imperatore Ottone III e con grandi personalità come Adalberto, il monaco vescovo di Praga, Giovanni Gradenigo e Bruno di Querfurt.
Ma i legami tra Parenzo e Ravenna non finiscono qui e le tracce da seguire sono moltissime, storiche e artistiche. Pochi sanno che l’Istria era terra ravennate e che l’esarcato di Ravenna arrivava fin lì, tanto che il primo Arcivescovo di Ravenna, Massimiano – quello della cattedra d’avorio che promosse la costruzione di Sant’Apollinare in Classe e inaugurò San Vitale, dice la leggenda, alla presenza di Teodora e Giustiniano – era di Pola, a pochi km da Parenzo. E in quei luoghi c’erano anche possedimenti della nobile famiglia di San Romualdo, figlio di Sergio degli Onesti e di Traversara Traversari, e che lì il santo ravennate si ritirò per due anni in questa una grotta in assoluto eremitaggio fatto di preghiera e digiuni e, da quanto scrive Pier Damiano, pare che sia qui che il nostro santo abbia raggiunto le profondità spirituali.
Come succede per tutti i luoghi camaldolesi, anche la grotta di San Romualdo è immersa nella natura, a due passi dal canale di Leme un itsmo di 7 km oggi divenuto riserva naturale. Un luogo quindi per meditare ma anche per compiere, nello spirito di Trail Romagna, lunghe escursioni nella natura più incontaminata.

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